Il progetto

Chi l’ avrebbe mai detto, eppure un giorno, prima o poi, sarebbe successo. Una città nuovamente decaduta. In televisione nell’ arco di un mese abbiamo sentito nominare Taranto per più di una volta. A Luglio per il problema dell’ acqua e ultimamente per l’ ennesima tragedia all’ ILVA. Ormai la nostra Taranto si è guadagnata lo scettro di città fantasma d’ Italia. Una città con milioni di problemi, milioni che vanno sommati a quei tanti altri milioni (di Euro) di debiti che il Comune di Taranto ha accumulato. Sto assistendo al declino totale di una città che, con il suo territorio, potrebbe offrire veramente tanto. Adesso non voglio accusare le passate amministrazioni, non è questo il mio scopo. Voglio soltanto far notare come, in un tempo brevissimo, quasi tutto sia andato perduto. Ho visto le malegestioni, ho visto come alcuni “vicini di casa” hanno saputo fare profitto, mentre noi annegavamo nei nostri problemi. La colpa è anche di chi non ha reagito di fronte a certi comportamenti, c’è stata una distrazione di tutti quanti i tarantini. Ci è stata fatta una “soffiata” sotto il naso. Alla nostra Taranto hanno messo in ombra, con passo silenzioso e felpato, e con il passare di questi ultimi anni, anche la cultura, quella che l’ accompagna da più di duemila anni di storia. Perché, per chi non lo sapesse, duemila anni fa Taranto, con le sue bellezze architettoniche, sorgeva già imponente nel bel mezzo dei due mari. E’ questa, purtroppo, l’ immagine che ho avuto; non è bello, quando un tarantino sente dire in televisione che Lecce è la Grecia delle Puglie, o ancor peggio è leggere su un sito web che Lecce è l’ Atene della Puglia. Quest’ ultima affermazione potrebbe sembrare alquanto assurda. E che fine ha fatto la tarantella? Adesso per molti esiste solo la pizzica, quando invece è comunque tarantella. Questi esempi sono delle conferme a questo nostro disastro culturale. Questo si fa pur di attrarre i turisti nel “Salento”. Ma poi, una volta giunti nel “Salento”, i turisti, di greco cosa trovano? Forse quei piccoli paesini dove ancora si parla il greco come dialetto. Ma le testimonianze storiche e artistiche, dove stanno? Forse, questi turisti, dovrebbero spostarsi qualche kilometro più a Nord per trovare testimonianze concrete (un museo, secondo per grandezza in tutto il Sud Italia -anche se chiuso da anni-, le tombe, i resti architettonici-anche se spesso abbandonati a loro stessi-). Adesso, lo scopo non è quello di prendere in antipatia i corregionali, che sono anzi persone squisitissime, la maggiore colpa la dò a chi non ha mosso un dito per evitare questo. Si parla del progetto del Grande Salento, quando in origine si parlava delle province di Taranto, Brindisi e Lecce. Qui di grande vedo solo la Provincia di Lecce. Di questo progetto, almeno nella provincia Jonica, non si sta vedendo nessun frutto. Anche alcuni fatti lo raccontano: negli ultimi mesi la città di Lecce e il suo hinterland stanno avendo problemi con i rifiuti e questa spazzatura viene fatta smaltire nella discarica di Grottaglie. E’ inammissibile pensare una cosa del genere. Sembra quasi che Taranto debba essere solo la terra del rigassificatore o la terra dove poter stoccare i rifiuti altrui. Come si fa poi a non parlare dei fondali del brindisino (di Punta Penne per precisione) dove è stata prelevata la sabbia necessaria per allargare il litorale di San Cataldo, nota località dei leccesi? Non si può parlare del progetto Grande Salento che metta in evidenza tre province (Brindisi, Lecce e Taranto) per poi far comodo solo ad una e lasciare nel degrado le altre usando l’ una come propria discarica e l’ altra come rifornitrice annuale di sabbia. Eppure, anche se il processo del Grande Salento, nella provincia Jonica sta andando ancora a rilento, forse dovremmo considerare questo un bene. Facciamo ancora in tempo a  non distruggere la nostra amata terra e a risparmiarle lo scempio edilizio e la rovina di splendide zone come invece sta avvenendo spesso nella Provincia di Lecce, proprio per via di questo marchio del Grande Salento. Un marchio che in fin dei conti non ci appartiene. Se si nota bene, infatti, la propaggine che arriva sino ad Avetrana e Manduria non è Salento ma è Murgia Tarantina. E poi cosa è questa “soglia messapica” che va da Taranto ad Ostuni delimitando la zona tra le Murge e il Salento? Se ci pensate bene Taranto non ha mai avuto a che fare con i messapi, casomai con gli spartani, quindi con i greci. Ed anche i vecchi libri di geografia ci hanno sempre insegnato che il Salento non è altro che la sola provincia di Lecce e che la pianura brindisina non è altro che la Piana di Brindisi. Qui sorge una domanda: ma quanti tarantini si sentono salentini? Io no di certo. Sarebbe forse opportuno tenere Taranto e la sua provincia lontana da questo progetto, che, probabilmente, solo male potrebbe farci. Sembra che il tempo ci abbia scippato tutto. Io in questi ultimi anni mi sono sentito derubato della mia cultura e delle mie origini magnogreche. La cosa peggiore è che nessuno si è mosso per evitare che tutto ciò accadesse. E’ come un bottino di guerra, sembra che a Taranto ci sia stata una resa contro i “vicini” e che abbiamo dovuto cedere il nostro bottino a loro. Stiamo passando un periodo buio, forse non ci rendiamo conto di trovarci sotto una montagna che ci ha seppelliti vivi. Bisogna uscirne presto, altrimenti tutto sarà perduto. L’ idea di questo blog è nata dopo averne viste e sentite troppe. Bisogna agire e darsi da fare. Lo scopo di questa idea, o di questo progetto, è quella di ritornare alle nostre radici, di fare un po’ i conti con il passato, demolendo quei ponti che sono stati progettati con scarsa serietà e senza fondamenta per fare strada ad altri ancor più nuovi, capaci di farci raggiungere la luce di quel profondissimo tunnel venutosi a creare in questi anni, ma che ha avuto origini trentennali. Allora, che aspettiamo? Qui non si vuole fare del vittimismo inutile ma si vuole far capire alla gente come Taranto e la sua zona possano essere fulcri importantissimi sia dal punto di vista culturale che paesaggistico. Con l’ aiuto di chi ci crede veramente e con le proprie forze si può andare molto lontano. Sicuramente molti pensano che è la politica che si deve dar da fare, ma in questo caso è il cittadino che si deve dar da fare. Se amiamo veramente la nostra terra allora siamo noi cittadini che ci dobbiamo dar fortemente da fare. Non sarebbe male rimboccarsi personalmente le maniche, perché possiamo fare della nostra terra la punta di un diamante. L’ obiettivo è quello di fare della nostra terra una zona dal turismo intelligente, un posto dove potersi rilassare stando magari a contatto con la natura più selvatica. Quanti di noi tengono alla propria terra? Perché mai dobbiamo convivere con il rischio che bellissime spiagge bagnate da acque limpidissime possano essere un domani rovinate da inutili stabilimenti balneari o da ecomostri? Usciamo da questo Grande Salento che con noi non ha nulla a che fare. Io tengo alla mia terra, so che bisognerà partire da zero per riprenderci tutto ciò che ci è stato tolto andando a coprire quelle falle che tanto male fanno. E allora, che aspettiamo? Ridiamo a Taranto lo scettro di capitale della Magna Grecia, reclamiamo per la nostra città quegli usi e costumi e quel passato che in questi ultimi anni ci sono stati tolti per colpe anche nostre. E’ arrivato il momento di svegliarsi e di ricrederci. Taranto non deve essere soltanto una pattumiera per altri, non deve essere solo famosa per l’ ILVA o la Marina Militare. Potremmo fare a meno di considerare questo binomio come unica fonte di reddito possibile per la nostra bellissima città. Meritiamo molto di più. Anche noi possiamo emergere, e per di più in maniera intelligente.

Risposte

  1. Ciao, FrancescoD ! 🙂

    Come va?

    Siamo sulla stessa lunghezza d’onda a quanto vedo così come pure come i volontari Australia.

    Credo che unire le nostre forze sia l’unico modo per ottenere risultati per la nostra Taranto.

    Che ne pensi?

    Scrivimi e considera un eventuale ingresso in associazione visto che c’è sempre tanto bisogno di teste pensanti e di nuova linfa.

    Un abbraccio 🙂

  2. Ciao Jerry. Mi fa piacere che hai visitato il mio blog. Sono contento che ci stanno persone che ci tengono tanto al rilancio della nostra bellissima città (perchè è inutile nasconderlo, Taranto è bellissima). Ad unire le forze ci penso e come, per me va benissimo. Per me non ci sono problemi. Come ci si iscrive alla vostra associazione? E poi come faccio a contattarti? Hai un’ e-mail?

    P.S.
    scusate se sono stato un pò assente in queste settimane, ma tra pochi giorni sfornerò articoli interessantissimi che riguardano la collettività di tutti quanti.
    Ciao

  3. Io sono di avetrana e mi sono sempre chiesto perché avetrana si trovi in provincia di taranto visto che parliamo un dialetto molto simile al leccese e per noi è quasi impossibile comprendere il tarantino stretto. Comunque il mio comune si trova al centro della pianura salentina e le nostre alture non possono certo definirsi murgie ma è più corretto chiamarle serre.

  4. Ciao…beh guarda le murge tarantine si fermano nei pressi di faggiano e roccaforzata (questo lo dice il centro geografico nazionale). Io poi sono di Lizzano e parlo un dialetto quasi leccese e brindisino e per niente tarantino (mi è difficile comprrendere il dialetto di taranto). E poi anche io come gli avetranesi mi chiedo xkè lizzano sia in provincia di taranto e non in quella di lecce o brindisi. Forse quando è nata la prov. di taranto non si è tenuto conto di acune pecularietà culturali infatti lda lizzano in poi la cultura tarantina non esiste ma esiste quella salentina perchè si riscontrano le stesse tradizioni della prov di lecce e brindisi che a taranto manca totalmente…e cmq a lizzano o a manduria maruggio avetrana torricella fragagnano e san marzano le persone si definiscono salentine al 100% a differenza dei tarantini che secondo me hanno una cultura a volte anche + sorprendente di qll del salento.

  5. […] blog, chiamato per l'appunto "Riprendiamoci Taranto, regina dello Ionio", che ha un interessante progetto dal quale prendo il seguente […]


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